Non appena appoggiai una mano sul braccio teso del mio Signore, ci smaterializzammo in un luogo a me sconosciuto.
Mi guardai intorno, era una palude, di questo ne ero sicuro.
Rivolsi per un fugace momento un pensiero a Potter, quel ragazzo era riuscito, ancora una volta, a scappare.
Essendo un grifondoro avrebbe dovuto accettare il suo destino con coraggio, invece aveva dato solo prova, un'altra volta, di essere un vigliacco.
Immediatamente rimossi il nome di Potter dai miei pensieri, di certo non mi sarei rovinato il momento pensando ad un insulso e pezzente mezzosangue.
Le mie scarpe, i miei anfibi slacciati erano immersi in una melma più che disgustosa.
Rimasi in equilibrio su un piede mentre estrassi l'altro con calma.
L'acqua sporca scivolò via molto velocemente, lasciando solo tante scie umide sulla scarpa.
Il labbro superiore della mia bocca si alzò scoprendo i denti e successivamente riimmersi il piede nell'acqua.
Improvvisamente mi ritrovai a chiedermi se fossimo sempre a Londra, nel Regno Unito oppure no ma subito dopo mi accorsi che non mi interessava conoscere la risposta.
Guardai l'Oscuro Signore puntare la bacchetta di sambuco verso un groviglio di mangrovie.
Dalla punta della bacchetta fuoriuscì un lampo rosso che in breve tempo si scagliò su quelle piante, creandoci così un passaggio.
Sorrisi ammirando la maestria di Lord Voldemort mentre nei miei occhi si rifletteva l'immagine delle mangrovie che lentamente diventavano cenere e polvere.
Camminai tenendomi dietro di pochi passi dall'Oscuro Signore, mai mi sarei permesso di camminare al suo fianco.
Guardai per l'ultima volta quella distesa d'acqua, era immensa e non si riusciva a capire fin dove si spingeva.
In quel luogo desolato il nulla e l'ignoto erano i caratteri dominanti.
Non avevo idea su quale terreno fangoso stavo camminando, magari i miei piedi stavano schiacciando dei corpi in putrefazione.
Ad ogni passo sentivo l'acqua insinuarsi nelle mie scarpe rendendole più pesanti e la terra cedere sotto il peso del mio corpo.
Tuttavia non feci molto caso a quella situazione i miei occhi avevano trovato qualcosa da contemplare.
Quando decidevo di fissare qualcosa o qualcuno in maniera quasi ossessiva, molto difficilmente mi accorgevo del resto.
La mia preda, il mio obiettivo era l'imboccatura di una caverna.
Ero certo che Lord Voldemort si stesse dirigendo proprio lì, altrimenti non si sarebbe creato un varco per raggiungerlo.
Raggiungemmo la grotta.
Al suo interno si potevano scorgere dei bagliori azzurri e verdi a tratti affascinanti.
L'Oscuro Signore si fermò e di conseguenza venne imitato immediatamente da me.
Lo guardai con ammirazione, ero onorato di poter lavorare con Lui.
Rimasi in silenzio aspettando un suo ordine che non tardò ad arrivare.
Egli si voltò verso di me e mi ordinò di proseguire per primo.
Annuii.
Certo, mio Signore! mi affrettai a rispondre accennando un sorriso.
Non desideravo altro che poter proteggere, nel caso ci fosse stato qualche incantesimo mortale, la vita di Lord Voldemort.
Sicuramente l'esistenza dell'Oscuro era molto più importante della mia.
Inoltre non avevo timore di quello che mi sarebbe potuto accadere.
Non avevo paura del buio, di tutto ciò che era celato agli occhi e alla mente.
Impugnai la bacchetta e mi diressi davanti al mio Signore.
I miei passi vennero accompagnati dal suono dell'acqua in movimento.
Il livello di quella melma si era notevolmente abbassata.
Finalmente si poteva vedere il terreno fangoso che lasciava spazio alla nuda roccia.
Avanzai senza alcun timore, senza alcun indugio.
Al momento non avevo incontrato nessun pericolo.
Osservai le pareti della caverna e capii che poteva essere il luogo nel quale Salazar Serpeverde riposava.
Inclinai la testa da un lato, alzai la mano libera all'altezza del capo e iniziai a muovere le dita come se stessero pigiando su una tastiera immaginaria oppure come se stessero tamburellando sull'aria.