Continua da: La speranza è solo una favola per bambini... noi siamo realiIn breve tempo ci smaterializzammo a villa Malfoy.
Ripensai per un attimo alla mocciosa che poco prima aveva cercato di salvare il suo fratellino.
Normalmente non avrei esitato a toglierla di mezzo ma data la situazione ritenni più giusto lasciarla perdere.
Evidentemente il mio pensiero era stato condiviso anche da Bellatrix che la liquidò con una risposta secca.
Era ovvio che le nostre teste, la mia e quella della Mangiamorte, erano concentrate su un unico obiettivo e trascuravano tutto il resto.
L'obiettivo era proprio a pochi centimetri di distanza rispetto a me.
L'esile corpo del ragazzo era bloccato dalla presa di Bellatrix.
Se Potter avesse tentato la fuga non ci sarebbe riuscito, anche perché oltre a noi c'era anche l'Oscuro Signore.
Mi chiesi se avrei potuto assistere al rito che il mio padrone avrebbe dovuto eseguire di lì a poco oppure se sarei dovuto unirmi alla battaglia.
In entrambi i casi avrei obbedito agli ordini anche se personalmente preferivo seguire da vicino le azioni di Lord Voldemort.
La notte era ormai calata e il soggiorno di casa Malfoy era piombato nell'oscurità.
Solo un vistoso lampadario di cristallo illuminava la stanza creando così un contrasto affascinante tra luci e ombre.
Tornare nuovamente nella villa mi fece riflettere sulla condizione dei Malfoy, essi erano dei traditori ed ero convinto che sarebbero morti quella notte stessa.
L'idea di una persona deceduta per mano di un altro essere vivente mi fece provare per un attimo una piacevolissima sensazione che, da anni, conoscevo bene.
Nulla riusciva a farmi sentire più vivo della morte.
Uccidere, pensare di farlo, vedere, anche se nella mia mente, un uomo che toglie la vita ad un suo simile erano emozioni che nient'altro sarebbe stato in grado di eguagliare.
Tuttavia mi ripresi da quello stato di trance e mi concentrai su ciò che stava accadendo.
Puntai i miei occhi sul ragazzo e rimasi in silenzio.
Potter si era concesso troppo facilmente, si era arreso.
Ciò non poteva che andare a nostro favore anche se, conoscendolo, temevo che avesse qualcosa in mente.
Subito dopo scacciai quei pensieri, se anche si fossero creati dei problemi, il grande Signore Oscuro sarebbe riuscito a risolverli senza indugi.
Era la fine, la fine dei giochi.
Nessuno sopravviveva se Lord Voldemort decideva il contrario.
Nessuno poteva sperare di vivere più a lungo di quanto Lord Voldemort sceglieva.
Solo il mago più potente del mondo poteva controllare la Vita e la Morte, tutti gli altri dovevano sottomettersi al suo volere.
Nessuno era escluso, tantomeno Harry Potter.
Abbandonai la figura patetica del nostro prigioniero per osservare con ammirazione l'uomo che, nato sulla Terra, era riuscito a diventare un dio.
L'Oscuro Signore rappresentava, per me, una divinità, un uomo da rispettare, il Potere puro e assoluto.
Ero certo che era temuto da tutti, io stesso lo temevo, e chi diceva il contrario era solo uno sciocco.
La morte di Potter, quella notte, sarebbe stata d'esempio a tutti quegli sciocchi.
Nulla sarebbe riuscito a farmi cambiare idea.
Sentivo l'adrenalina scorrere nelle mie vene, il sangue pulsare e il mio cuore battere più forte.
Sentivo che presto sarebbe accaduto qualcosa di grandioso.
Quella notte sarebbe passata alla storia, il Male avrebbe trionfato da qui fino all'eternità.
Mi sentivo un privilegiato, facevo parte di quegli uomini che avevano combattuto dalla parte giusta e che avevano contribuito a rendere quel giorno un giorno storico.
Avrei vissuto il resto della mia vita sotto il regime di Lord Voldemort e infine me ne sarei andato, sarei morto, con la consapevolezza che quel regime sarebbe durato per sempre insieme al suo Re.